
Ogni riferimento a luoghi, cose o persone è puramente casuale. Se qualcuno casualmente dovesse incontrare in questa storia, situazioni o luoghi che ha vissuto, sappia che è totalmente frutto di una sfortunata coincidenza. Nella realtà, a quanto ne so, non esistono ragazzi infamati, ragazzi a Siviglia o a Urbino, padri pizzaioli e madri rompiballe che hanno a che fare con il detective Marchino...
...forse.
[… che bello, col giradischi acceso e lo spinello, e la ragazza giusta che ci sta, e tutto il resto che importanza ha … che bello, se piove porteremo anche l’ombrello…]
Questa litania incalzava pesantemente nel bagno, dove un lezzo insopportabile rendeva l’aria irrespirabile. La piccola stanza era essenziale, un wc sporco, un lavandino rotto e uno specchio arrugginito in un lato, un bidet e una vasca nel lato opposto. La piccola finestra, sbarrata da una persiana di legno marcio, lasciava penetrare un misero fascio di luce. Il Sole tardo della sera, che tentava di rubare alla penombra della stanza i contorni di alcuni oggetti, riusciva a definire solo un pulviscolo, che seguiva strane traiettorie sospese, galleggianti nell’aria grave.
Il detective Marchino, immerso nella vasca soffocata da 2 tendine di plastica logora che la avvolgeva, tentava invano di ripulirsi di dosso il sangue dell’ultimo caso. L’indagine aveva messo a dura prova la sua sanità mentale. L’inseguimento era stato sfiancante, prosciugandogli tutte le forze. La cattura un successo. Ma i suoi occhi non riuscivano a sopportare ciò che avevano visto, la sua mente non riusciva ad accettare ciò che era accaduto. Il suo cuore… no, il suo cuore non sarebbe mai riuscito a perdonare la colpevole, colei che si era macchiata di tale crimine!
Immerso nell’acqua fetida della vasca, si strofinava con forza per levarsi il sangue di dosso.
Aveva risolto un altro caso… ma a che prezzo! Si era fatto giustizia da solo. L’aveva uccisa, la maledetta.
Lei, la zanzara tigre che poco prima l’aveva punto sulla pancia. Gli aveva succhiato del sangue… aveva tentato di ucciderlo.
Si era accorto tardi di lei… troppo tardi. Ormai aveva già colpito.
E l’aveva uccisa con le sue mani. E aveva provato anche una sensazione strana, piacevole. Lievemente spaventato ma eccitato, sapeva che l’avrebbe rifatto.
Il sangue dalle sue mani sembrava non scolorire, a ricordo della loro intimità, il sangue di lei mischiato al sangue di lui…quel sangue che era riuscita a succhiare di nascosto. Mille pensieri gli attanagliavano la testa, mille brividi scorrevano lungo la sua spina dorsale. C’era uno strano silenzio, un’atmosfera irreale, tutto sembrava immobile, per le infinite ore che durò quell’unico lungo istante.
Il telefono squilla...il suo trillo squillante squarta il silenzio della casa. Suona ripetutamente, ed ogni squillo è come una coltellata che fende l’aria pesante della stanza. Svogliatamente il detective Marchino esce dalla vasca, scivolando sul bordo, cadendo rovinosamente a terra…batte la schiena. Caccia una bestemmia autentica, si alza impacciato e si dirige verso la sala. Il telefono ormai agonizzante tenta, con l’ultimo sprazzo di energia rimastagli, di catturare l’attenzione. Il detective Marchino, con i suoi piedini all’interno delle sue ciabattine, scende le scale impacciato, toccandosi con una mano la schiena dolorante.
Ogni scalino una bestemmia…ancora bagnato, lascia una scia di acqua sporca per le scale. Finalmente risponde al telefono. Dall’altra parte una voce forte, sicura.gli impone la propria autorità:
“Marco, questa sera devi venire a lavorare, abbiamo molti prenotati a cena!”.
Il silenzio…il detective Marchino lo riconosce istantaneamente, e ne ha paura. Sa che non può osare la sorte. Senza rendersi nemmeno conto, risponde: “si, arrivo…”.
Neanche si salutano. La comunicazione cade.
Il detective Marchino, dopo le energie spese per l’ultimo caso, ha bisogno di un po’ di relax. Risale le scale bagnate a fatica, scuotendo la testa a destra e a sinistra, ad ogni passo. Entra nella sua camera da letto e si dirige verso il cassetto segreto.
La camera era buia e sudicia, panni sporchi adagiati su ogni superficie orizzontale. Il letto era sfatto, e aveva impressa la sindone del detective, della sera precedente. Il sudore aveva disegnato le sue forme sul lenzuolo una volta bianco. La penombra della stanza lasciava intravedere a terra un tappeto impolverato, ai piedi di un armadio aperto ma completamente vuoto. Tutto il suo contenuto era riverso a terra, sopra il letto e sopra la scrivania.
Il detective Marchino percorre la stanza. Uno strano sorriso gli riga la faccia. Un sorriso maligno solca il suo volto sudato, uno squarcio orizzontale tra le guance pienotte. Prende dal comodino una manciata di polvere, nuvola che contiene i suoi occhiali…lenti sfregiate e sporche. I suoi occhi leggermente arrossati sembrano più piccoli senza. Attraversa la stanza…
Il respiro si fa più affannoso, trepidante. Le mani ora gli tremano. Giunge davanti l’armadio, si china e lo sposta di lato. La porzione di muro scoperta nasconde un incavo dai bordi frastagliati. Il detective Marchino si tuffa al suo interno. D’un tratto si ritrae. I muscoli del suo volto sono in tensione, dal collo sporgono linee di nervi, fiumi trasbordanti in piena. Un urlo grottesco parte dal basso, attraverso la cassa di risonanza del suo addome, fino ad esplodere fuori della bocca: "SACRILEGIO!!".
Il suo pertugio segreto era stato violato. Qualcuno doveva sapere. La sua erba era stata rubata.
Il detective Marchino vacilla, come sottratte tutte le sue certezze, sgretolati i suoi luoghi sicuri. Un nuovo caso sembra cominciare. Si riprende, esausto di attese deluse. Col suo passo da pinguino si avvia verso il comodino, apre il primo cassetto e ne estrae il suo taccuino delle investigazioni, e una penna smangiucchiata da dove gronda un liquido bluastro e appiccicoso…morsicata a sangue in un momento poco felice di una sua vecchia indagine. Deve risolvere il caso al più presto.
Questo che è il suo caso.
Questa volta non avrà pietà, questa volta è una questione personale.
Con lo stesso metodo che gli ha permesso di risolvere molteplici casi, scrive sul taccuino 3 nomi in 3 colonne distinte: Felice, Elena, Francesca. Tre gli indagati, tre i possibili responsabili...ma prima di iniziare le considerazioni, un brivido lo scuote. Un quarto possibile indagato si sta formando nella sua testa, la sua testa ne sta definendo il profilo. Silvia. Altra bestemmia.
No, non può essere stata lei. Non ancora una volta. Non questa, di volta. La sua contorta mente comincia già a ramificare una serie di scuse e giustificazioni, ognuna in conflitto con l’altra. La scorsa volta era riuscito a salvarsi con un colpo di genio. Aveva detto che non era la sua. Le aveva giurato che era di un ragazzo che viveva al piano di sopra. Le aveva implorato di crederle, e l’aveva convinta che quella manciata di fumo era solo un reperto, una prova di colpevolezza.
Aveva risolto il caso del peggior spacciatore della zona, l’aveva catturato e consegnato alle forze dell’ordine, e si teneva la droga nel cassetto segreto delle prove, per il processo. L’aveva infamato, ma era riuscito a convincere Silvia...era riuscito a salvarsi. Questa volta, invece, nessuna scusa sarebbe stata capace di dissuaderla. Doveva subito cercare di scoprire la verità. Doveva sapere se poteva ancora considerarsi salvo. In quel caso, si sarebbe scagliato con tutta la sua forza contro uno dei primi 3 indagati.
Ad un certo punto, esclama: "WAPPAPAAAAA!!". Un indiziato cade, una croce lo ricopre nel taccuino. Felice, no…non può essere stato lui… Felice si trovava in erasmus a Siviglia dal 1990…Non si faceva vivo da 17 anni!
Il detective Marchino si rassicura un po’…il cerchio si restringe. Si sta avvicinando alla soluzione del caso. Un altro "WAPPAPAAAAA!!" esplode nell’aria…una croce a supplizio anche sulle spalle del nome Elena. Neanche lei può essere stata.
Si trovava ad Urbino da circa un mese; no, non lei.
Non rimane che la giovane Frà…e ancora Silvia. Un velo di preoccupazione si spiega sul suo volto. 50 e 50…una troppo piccola, una troppo grande. Una su cui scagliarsi, una dalla quale difendersi. Non rimane che un tentativo da fare, prima dell’agognata verità. Una telefonata per alimentare la sua speranza. Una telefonata per frantumare la sua speranza. Una telefonata per scoprire se sarà cacciatore o preda. Se perseguiterà o sarà perseguito. La tensione è insopportabile. Prende il telefono...ma prima ha bisogno di una birra. Prima di scoprire la verità vera, ha bisogno della sesta moretti da 66 del giorno...666..., deride la sorte...la sorte lo deride!
Leggermente inebriato dall’alcohol, decide che è ora di sapere...avvia la chiamata e attende. Primo squillo, secondo squillo...la testa altrove...sembra esplodere.
Terzo squillo...la preoccupazione sale. Un movimento intestinale strano rimbomba tra le sue viscere...con passo da pinguino si dirige in bagno. La testa ormai confusa. Le sue guance pienotte si colorano di un rosso intenso. Le sue amanti, bigamo infedele, traditore fedele di entrambe…ma ora forse è lui il tradito. Miss alcohol e miss Ganja gli stanno voltando le spalle...le sue ragazze amate.
...quarto squillo...ancora nessuna risposta. Gli squilli di volta in volta si fanno sempre più ossessivi e martellanti. Il suono nelle sue orecchie, sempre più ottonato e astratto. Ogni squillo un battito del suo cuore; un’eternità tra un TUM e l’altro.
...quinto squillo...finalmente una vocina confusa “pronto?” :
"Frà, m’hai preso te l’erba?"...e la vocina: "Ma tu sei un teletubbies!!Che fico, sto parlando con Dipsie!"...intanto il detective Marchino riesce a percepire una strana musica provenire dall’altra parte della cornetta:
[...But Swiss time was running out, it seemed that we would lose the race, Smoke on the water, fire in the sky...]. La riconosce, riconosce il motivo centrale, una melodia basata su quattro note in scala blues che ne fanno uno tra i più famosi riff nella storia.
"Ehi, Dipsie, te lo posso toccare il pancino??"...
La matematica non è il suo forte, ma 1 + 1 è un conto che anche il detective Marchino riesce a fare. Il caso stava per essere risolto.
Con la sua arguzia, capisce che Frà sta fumando con le sue amiche la sua erba…sta violentando il suo amore...uno dei suoi amori lo sta tradendo. Sollevato, il cacciatore che è in lui caccia via la preda che è in lui…il cacciatore che è in lui si lascia sfuggire di bocca solo 2 parole…sei morta! Due parole gravi, due parole serie, mentre miss Ganja sta seducendo la piccola Frà…desiderio carnale e passione.
Il detective Marchino chiude il telefono. Nella sua mente c’è spazio solo per il rancore…nel suo cuore c’è spazio solo per l’ira. Non è così che doveva finire…lui la doveva finire.
Aspetterà il ritorno della piccola Frà, attenderà con ansia la sua paziente vendetta. Solo dopo averla uccisa, un barlume di lucidità gli schiarirà la mente, e capirà…capirà che spesso, troppo spesso, gli oggetti vengono trattati come persone, e le persone come oggetti…lo capirà troppo tardi, ma se ne infischierà., aspirando una bella boccata di fumo, un lungo e passionale bacio alla sua miss…